di Sebastiano Giacobello
(Quanto scritto di seguito non vuole essere un mero accompagnamento descrittivo. Ma semplicemente la proposta di uno sguardo altrove, appena sfiorato, sulle nostre procedure di pensiero preconfezionate e ‘colonizzate’ dal linguaggio. Perché? Probabilmente – come ebbe a dire Deleuze in una conferenza tenuta all’IRCAM di Parigi nel 1978 – «per rendere pensabili delle forze che non sono pensabili di per sé»).
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Lo spazio, che si offre al vostro ‘sguardo’, è il link di riferimento del Laboratorio permanente di Filosofia della Musica del Conservatorio Giovanni Pierluigi da Palestrina di Cagliari e i materiali contenuti sono parte del progetto laboratoriale che titola lo stesso link: Passavamo leggeri. Quest’ultimo è parafrasi del testo scritto da Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri e del quale ne assumiamo il ‘gesto’ racchiuso: il senso di una parola che non definisce transitivamente un contenuto artificiale, linguisticamente ordinario, ma il cui potere evocativo intrude la memoria ‘orale’ più profonda per poi riplasmarla e raccontarla nella dinamica alogica, timbrica e vibrante della contemporaneità.
Oltre l’Home page, nella quale si legge questa pagina introduttiva, nel menù sono presenti altre voci: Quaderni di Filosofia; Dripping; Abitare la Distanza; Contatti; Infoleggeri.
Eccone i contenuti:
è uno spazio costituito da elaborati provenienti dallo studio condotto dagli studenti dei corsi triennali e biennali di Filosofia della Musica, esito conclusivo degli anni accademici via via frequentati.
A proposito dei quaderni qui pubblicati, la scelta – è bene precisare – è stata quella di non sottoporli a una rigorosa revisione quanto ad eventuali omissioni, ingenuità di veduta, precarie conoscenze storico-filosofiche, mancanza di proprietà di un linguaggio tecnico-filosofico. Scelta che potrebbe sembrare un po’ bizzarra, non motivata da un serio e rigoroso intendimento accademico, da una assenza di determinazione scientifica nell’assetto teorico. Ora, non c’è dubbio che questi aspetti siano responsabilmente essenziali e necessari al fare ricerca, ma è pur vero – dato il carattere sperimentale del Laboratorio stesso – che non si abbiano ancora letteralmente le forze per fare un più attento lavoro redazionale e per avere stabilità di un editing di gruppo. Oltretutto, però, è parso al contempo altrettanto importante, che non fosse il caso di tappare, sclerotizzare quello che, comunque, vuole essere atto, gesto sperimentale, intenzionale riflesso di un pensiero originale e creativo di ogni studente, seppur in assenza, il più delle volte, di una formazione filosofica. Un pensiero che possa essere originale e liberamente detto, che cerchi di ‘sfuggirsi’, di smarcarsi da ciò che è manifesto di una rappresentazione ‘iocratica’. Che nel farsi scrittura, nel contatto traumatico con il ‘foglio bianco’, nel vuoto soffocato dai gadget che lo riempiono, possa essere ‘taglio’, ‘schisi’, svuotamento di un pieno e, dunque, mutazione e ri-soggettivazione… Insomma, un modo di praticare la filosofia, per provare a mettersi in ‘ascolto’ e ‘abitare’, con tutte le difficoltà che la riguardano, una distanza critica.
è il termine con il quale viene indicata la seconda tappa di questo percorso sperimentale. Qui i contenuti dei ‘quaderni’ vengono sottoposti ai commenti critici degli studenti del Laboratorio. Dunque, altri punti di vista, altre angolature, altre ‘posture’ con cui osservare, ascoltare e, quando possibile, confrontarsi di presenza con gli autori stessi dei ‘quaderni’.
Un’action painting, con evidente richiamo a Pollock, la cui ‘sgocciolatura’ (dripping per l’appunto), sulla tela/quaderno, ‘macchia’ di sé il ‘sapere’ costitutivo dell’altro.
Insomma, un’intenzione non stagnante, ma volta al mettere in dubbio, volta allo ‘smontaggio’ dello strumentario conoscitivo sorretto dalle nostre impalcature e abitudini mentali.
Dripping, comunque, al di là dei ‘quaderni’, è anche uno spazio aperto ad altre attività quali interviste, incontri con artisti, composizioni, video art, recensioni di libri e spettacoli e ancora altri ‘possibili’…, ma ciò che più conta, sempre con uno sguardo, con un ascolto ‘filosofico’…
(La maggior parte dei video, concernenti l’attività del Laboratorio, sono visibili nella pagina facebook del Conservatorio: https://www.facebook.com/conservatoriodicagliari).
questo spazio, il cui titolo prende spunto dal saggio di P.A. Rovatti, Abitare la distanza (Raffaello Cortina Editore 2007, Milano), di fatto ospita la terza parte della sperimentazione del progetto Passavamo Leggeri. Luogo di un esercizio – con il coinvolgimento dei partecipanti articolato attraverso riflessioni e commenti – che si pone come ‘scarto’ tra pensiero e agito. ‘Scarto’ come area i cui margini sono fantasmi che dominano una scena da abitare; ma abitare cosa, se non una distanza critica che sempre di più colga e ascolti, in quelle riflessioni, in quei commenti, le sottili fette dell’esperienza, i campi celati di ‘reattività’, i rischi ‘logoici’ di vana e omologata ‘chiacchiera’. Insomma, distanza critica, impresa assai complessa e difficile, ma al contempo entusiasmante, consapevoli (!?) che il linguaggio vuol dire sempre altro da ciò che dice.
qui è possibile reperire il nostro indirizzo mail. Chi volesse può contattarci per dare suggerimenti, criticare o lodare, proporre o sottoporre ulteriori riflessioni, etc.: infoleggeri@gmail.com
in questa pagina sono elencati, per anno accademico, i nomi dei partecipanti al Laboratorio e, nello specifico, di coloro che ne curano taluni aspetti quanto a logistica. Inoltre, sono pubblicati – come esempi di riferimento – alcuni programmi riguardanti i corsi di Filosofia della Musica Triennio e Biennio e per i quali i corsisti stessi hanno prodotto i propri elaborati.